L'Università Castrense vista dalla parte degli studenti di medicina


Aneddoti e scherzi goliardici tratti dai diari degli aspiranti medici di leva che frequentarono l'Università Castrense di San Giorgio di Nogaro durante la Grande Guerra.
Al fine di conservare la memoria storica del Campus universitario che fu allestito a San Giorgio di Nogaro durante il Primo Conflitto Mondiale si riportano alcuni brani epistolari degli studenti.
Sono pagine, queste, che oltre ad andare con il ricordo agli anni giovanili e ai tanti compagni caduti al fronte, rammentano fatti di cronaca ed episodi di questa località, allora di confine, che altrimenti non potremmo trovare negli atti ufficiali e nelle relazioni pubbliche.


Le prime delusioni amorose

Eravamo sorvegliati come studentelli, minacciati ad ogni istante di punizione, ricercati per le case dalle ronde notturne se non facevamo rientro ai nostri alloggi prima del coprifuoco… Le ragazze del paese erano poche, e piene di pretensioni; ai loro occhi, data l'abbondanza della merce, un semplice Aspirante medico era un'entità pressoché trascurabile. Una, in particolare, mi aveva colpito: si chiamava "Mariutta" diminutivo di Maria, un nome molto comune fra le ragazze del Friuli, diciottenne, dagli occhi neri di maliarda...

Studente di Napoli

19 maggio 1916, via Paluduz (Chiarisacco):
la foto dove cadde la bomba


Le incursioni aeree e la torcia umana

Spesso, di notte, eravamo disturbati dagli allarmi o dagli attacchi aerei, e specie noi delle baracche vecchie eravamo i più esposti ad essere colpiti, essendo queste vicine alla stazione e al ponte ferroviario, il principale obiettivo dei velivoli nemici.
Qualche volta caddero delle bombe, (specie presso le baracche) tanto che eravamo costretti a fughe notturne nei pochi e lontani ricoveri dove poi facevamo anche delle matte risate…Una notte incendiarono uno dei depositi dell'Intendenza. Le bombe lanciate erano minuscole, robetta di venti, trenta, cinquanta Kg. le quali però, colpendo nel segno, non erano neppure del tutto innocue! Con angoscia ricordo due soldati che erano venuti dalla trincea per andare in licenza; non fecero a tempo a partire con l'ultimo treno della sera; dormirono a S. Giorgio. Una bomba li colse nel sonno...
Un altro episodio capitò a Chiarisacco. Mentre l'incursione era in pieno giorno, un soldato uscì terrorizzato dall'ospedale n° 234 (casa Maran) e si mise a correre come un pazzo verso la campagna. Una bomba cadde... vidi una fiamma... sentii un gran scoppio... quel disgraziato non c'era più! Per stemperare il ricordo di quelle morti assurde, aggiungo un aneddoto che sa più di scherzo goliardico.
Una volta, durante uno di quegli attacchi, fu ferito un maiale che subito venne preso in carico da noi studenti, abilmente medicato, immobilizzato con stecche di legno per una frattura ad una zampa, e fotografato! Il tutto ovviamente fu fatto un po' per celia e un po’ per smorzare la nostra tensione nervosa per lo scampato pericolo.

Studente di Belluno

Esemplari di razioni alimentari


La camera ardente per burla.

Nell'ottobre del 1916, mentre era in procinto di iniziare il II Anno dei Corsi, a beneficio dei compagni che via, via, stavano rientrando dal servizio sanitario prestato nei propri Corpi d'Armata, alcuni degli amici più intimi dello scavezzacollo Sartorelli Emilio sparsero la voce che era stato ucciso e che la sera del 26 ottobre avrebbero allestito una camera ardente, in suo onore, nel vecchio dormitorio. Inutile dire che la triste notizia arrivò anche alla redazione del giornale di Udine. La mattina successiva nelle pagine del Messaggero Veneto uscì un articolo con questo titolo:

COSE DELL' UNIVERSITA' - Emilio Sartorelli

"Sulle rocce del Lagazuoi (nelle Dolomiti) ha incontrato la morte per la Patria un'altra spiccata figura di Studente della nostra Università. L'aspirante medico di un battaglione alpino Emilio Sartorelli di Giacomo da Gaiarine (TV) laureando in medicina. Apparteneva egli alla balda schiera dei Balliana, Christ, Narducci, tempre fiere ed audaci di goliardi caratteri adamantini di soldati e di eroi. Emilio Sartorelli che portava nell'animo le fiamme dell'idea mazziniana e nella sua prima giovinezza aveva dato alle stampe dei volumetti di vibranti poesie patriottiche ed umane, era notissimo nel mondo studentesco; era un tipo di goliardo che sapeva differenziarsi ed emergere sugli altri, come nello studio riusciva a farsi segnalare per il risultato sempre felice delle sue fatiche scolastiche. Scoppiata la guerra egli non smentì la sua ardente passione: arruolato in sanità volle passare nelle milizie combattenti ed uscì dalla scuola di Modena, sottotenente degli alpini. Fu subito inviato al fronte, sul gruppo del Monte Nero, dove riportava una ferita di scheggia di granata ad una gamba. Guarito, quando stava per riprendere il suo posto al fuoco, fu d'autorità mandato all'Università Castrense di S. Giorgio di Nogaro, e terminato il I Anno dei Corsi ebbe il grado di aspirante medico. Con la nuova missione di pietà egli ritornò tra i suoi alpini ed in una recente azione fu colpito a morte. La notizia della fine gloriosa di Emilio Sartorelli, sparsasi ieri in città ha destato un profondo senso di compianto e di commozione. Alla memoria di lui inviamo anche noi un pio reverente pensiero di ammirazione e di dolore."



Si trattava di una goliardata: una camera ardente per burla. Purtroppo i giornali si impossessarono della notizia e la divulgarono come vera. Tale notizia raggiunse i familiari gettandoli nella costernazione. Quando vennero a sapere come stavano realmente le cose (raccontava il prof. Pierantonio, figlio di Emilio Sartorelli), se avessero potuto averlo tra le mani, gli avrebbero loro stessi volentieri allestito una camera ardente per davvero! Da lì ad un anno fu il destino a farsi beffa di loro: Narducci e, prima ancora, Balliana caddero vittime sui campi di battaglia; Chris e Sartorelli furono fatti prigionieri durante la disfatta di Caporetto e vennero deportati ai confini con la Germania.

Studente di Treviso




La Castrense è quella cosa
che volea imitar l'antica
ma che al par della vecchia…amica
non ti dà soddisfazion
-o-

Acqua pura grammi cento,
dieci gocce d'anilina,
quanto basta in saccarina
il liquor a preparar.

Ma di questa pozione
abusar voi non dovete:
tre cucchiai piglierete
al mattino ed alla ser.



Canzoni goliardiche alla mensa della Castrense

Eravamo giovani, pieni di energie, e il cibo della mensa non ci bastava mai. Ricordo che le lezioni iniziavano alle 7 del mattino (inclusa la domenica) e proseguivano ininterrottamente fino a mezzogiorno, per poi riprendere alle due del pomeriggio fino alle ore 18.00. Poi, come non bastasse, ci aggiunsero ancora due ore obbligatorie di studio dalle 8 alle 10 di sera. Capitava così che spesso, mentre eravamo riuniti in mensa per la cena, cominciassimo a cantare a squarciagola tutto il nostro repertorio musicale, un po' per dar sfogo alle esuberanze giovanili e, più ancora, per far sentire le proteste ai nostri diretti superiori.
Fra i vari canti, i preferiti erano quelli che magnificavano la Castrense e le gioie che ci provocava. Autore dei versi era il nostro compagno, l'allievo Petrella (caduto poi compiendo il suo dovere al fronte, sull'Ortigara). I versi più celebri, cantati alla stregua degli stornelli romaneschi, si riferivano alla Istituzione stessa o alla delizia della mensa, della quale veniva descritta la qualità e la quantità della razione di vino giornaliera.
Povero Petrella! Egli ci teneva ai suoi versi e godeva nel sentirli ripetere in coro da centinaia di giovani irritati o esasperati per le tante malefatte ai loro danni!

Studente di Salerno





I LIBRI DI TESTO DI MEDICINA
E L'AGGIORNAMENTO DEI DOCENTI NEL CORSO DELLA GRANDE GUERRA





Il caso dell'aspirina e la pandemia della spagnola


Senza voler entrare in merito al contenuto dei libri di testo e alla programmazione dei Corsi di medicina nella Grande Guerra, vogliamo segnalare questi documenti che se da una parte possono sorprendere, d' altro canto sembrano confermare quanto scrissero personaggi dal calibro di Gaetano Boschi, Francesco Ruffini e Silvio Crespi subito dopo la Grande Guerra, chiamandosi fuori dal coro. Fu la stampa austriaca a far trapelare per prima, con notevole anticipo rispetto a quella italiana, le notizie dei primi casi di febbre spagnola che erano scoppiati in USA già nel 1915 e a far circolare il numero delle vittime che via, via, questa forma sospetta di influenza stava mietendo .in America. Questo è l'articolo che fu pubblicato nella città di Trieste, il 24 gennaio del 1916, quando ancora San Giorgio di Nogaro, a 65 km al di là del fronte, si stava allestendo il Campus universitario per gli studenti aspiranti medici di leva. Un documento che appare oltremodo emblematico perché se andiamo a sfogliare le dispense di Igiene e le relazioni che furono pubblicate nel corso del 1916- 1917, dai docenti di questa Università Castrense e da quelli dell' Università di Padova, non troviamo nessun appunto scritto, non un commento alle notizie che provenivano dalla stampa transfrontaliera, né un accenno al pericolo di diffusione di questa sospetta epidemia d'oltre oceano nonostante tutti i docenti dimostrino di conoscere molto bene, e a fondo, gli sviluppi nel campo della ricerca e l' organizzazione sanitaria americana (es. i provvedimenti intrapresi contro il tifo). Viene perciò quasi da chiedersi se questo fenomeno non fosse stato sottovalutato anche per motivi ideologici…. La stessa cosa succede con l'aspirina, il primo farmaco a sintesi chimica che fu messo in vendita a basso costo, fin dal 1898, dall'industria dei coloranti la Bayer, in Germania. E sebbene sia ancora tutto da dimostrare una eventuale correlazione fra questi due fatti, fu proprio all'inizio della grande Guerra che l'industria farmaceutica americana pose il blocco navale del fenolo ed intraprese un agguerrito contenzioso legale contro la Bayer tanto da costringerla, in poco tempo, a cedere tutti i diritti di monopolio sulla vendita dell'aspirina alla spietata concorrenza americana. Lo stesso brevetto del farmaco, la Bayer non riuscì ad impedire che passasse in mano statunitense, nel 1917. E se ancora poco sappiamo sulla diffusione di questo medicinale fra le truppe tedesche, facciamo notare che nelle nostre Aule universitarie, questo prodotto commerciale non fu mai preso in esame né nominato (mentre venivano richieste molte formule di chimica organica, nomi di altri medicinali e innumerevoli termini di botanica da mandare a memoria) inoltre, lo ricordiamo, questo farmaco non fu mai in dotazione, né prescritto negli ospedali da campo della III Armata! Poi improvvisamente nel 1918 (ed è proprio il caso di dirlo) tutto cambia. Sono proprio i nostri studenti della Castrense, ormai medici laureandi che furono mandati in Albania, nel Montenegro, in Macedonia a segnalarci per primi, con i loro diari, l'inversione di rotta e il cambio nel gioco delle parti ....Questi, i documenti, che mettiamo al vaglio degli esperti per ulteriori approfondimenti o confutazioni. " La spagnola. L'esplosione della pandemia, come in tutti gli altri paesi fu, in Albania, improvvisa e tremenda. Ne furono colpiti quasi allo stesso modo militari e civili, uomini e donne, per lo più in precedenza apparentemente sani e robusti. Mi trovai subito nelle più gravi difficoltà…. Ero rimasto, in breve, senza aspirina (?!), quasi senza chinino e senza altri medicinali. Le reiterate richieste alla Direzione di Sanità restavano del tutto inevase, per mancanza assoluta di possibilità….Non riuscirò mai, per quanti sforzi io possa fare, a descrivere la scena a cui assistetti al mio arrivo. In una triste pianura, circondata da filo spinato, vi era il campo che ospitava circa un migliaio di disgraziati appartenenti a tutte le razze e parlanti tutte le lingue dell'ex Impero austro ungarico. Pochi i nostri territoriali che vi stavano a guardia. Non appena entrai nel recinto, attraverso una porta costruita alla meglio con vecchie tavole da imballaggio, i prigionieri si buttavano, per la maggior parte in ginocchio e, tenendo le mani alzate e riunite le palme, accompagnavano l'invocazione di Aspirin! aspirin ! con piccole ondulazioni di esse come poi ho visto fare dappertutto in oriente allorchè si rivolge una preghiera o si chiede l'elemosina." …










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